Caso Regeni, lo strappo dell’Italia: indagati gli agenti egiziani. E la Camera rompe i rapporti diplomatici

Sette agenti, membri dei servizi segreti egiziani del dittatore Al Sisi, finiranno nel registro degli indagati nell’ambito dell’indagine della Procura di Roma sulla morte del ricercatore universitario friulano Giulio Regeni. Nei loro confronti i pubblici ministeri contestano il reato di sequestro di persona. Lo scrive il sito dell’Ansa.

Dal Parlamento italiano arriva una netta presa di distanza dall’Egitto. “Con grande rammarico annuncio ufficialmente che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano – ha dichiarato oggi 29 novembre al Tg1 il presidente Roberto Fico -, fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo”. “Sul caso Regeni credo che il governo, con tutti i suoi esponenti e il Parlamento – ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Salvini – con tutti i suoi esponenti di maggioranza e opposizione, stiano facendo il massimo. Poi purtroppo governiamo in Italia e non in Egitto”.

Giulio Regeni, 28 anni, dottorando presso l’Università inglese di Cambridge, si trovava al Cairo per le sue ricerche sulle organizzazioni sindacali egiziane quando sparì nel nulla il 25 gennaio 2016, quinto anniversario della Primavera araba esplosa con le proteste di piazza Tahrir. Il 3 febbraio fu ritrovato senza vita ai bordi di una strada, torturato e barbaramente assassinato. A quasi tre anni da quei fatti atroci ancora nessuna verità definitiva. Solo molti sospetti, altrettanti depistaggi e nessun colpevole. Il rischio è che, neppure con questa ultima mossa dei magistrati romani, si riesca a portare alla sbarra almeno alcuni dei presunti responsabili dell’assassinio di Giulio Regeni.

ARCHIVIO – Caso Regeni verso una svolta? Lo scoop del New York Times: “L’Italia sa chi ha ucciso Giulio”

Un Ferragosto di dolore per la famiglia di Giulio Regeni e per tutti coloro che sostengono in Italia e nel mondo la ricerca della verità sul massacro del ricercatore friulano in Egitto, nel quale sarebbero coinvolti i servizi segreti egiziani. Ecco cosa è successo.

A poche ore dal duro scontro fra la famiglia di Giulio Regeni e il Governo Gentiloni che ha deciso di rimandare in Egitto il nostro ambasciatore (ritirato dal Cairo oltre un anno fa), alla luce di non meglio qualificati “passi avanti” nella ricerca della verità sull’atroce assassino del ricercatore friulano, un articolo del New York Times chiama in causa il Governo Renzi: “L’amministrazione Obama aveva passato all’Esecutivo italiano nel 2016 prove esplosive sulla colpevolezza di uomini dei servizi segreti egiziani nel massacro di Giulio Regeni”.

CHE COSA HA SCRITTO IL NEW YORK TIMES

Secondo quanto scrive il corrispondente dal Cairo Declan Walsh (che da lì ha seguito tutta l’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni), l’amministrazione Obama era in possesso di “prove esplosive” in grado di dimostrare che il ricercatore era stato rapito, seviziato e ucciso da ufficiali della sicurezza egiziana. Le fonti – scrive Walsh – sono parte dell’intelligence americana e dell’amministrazione Obama la quale, alla fine del 2016, attraverso il Segretario di Stato John Kerry, ebbe un confronto molto duro con il collega egiziano, Sameh Shoukry. La delegazione Usa però non riuscì a capire se il ministro stesse tergiversando o semplicemente non conoscesse la verità, spiega la fonte al giornale.

IL GOVERNO ITALIANO SMENTISCE

Oggi 16 agosto fonti di Palazzo Chigi smentiscono la ricostruzione del quotidiano statunitense spiegando che nei contatti tra l’amministrazione Usa e il governo italiano non furono mai trasmessi elementi di fatto né tanto meno prove esplosive. Il governo Gentiloni inoltre fa sapere che la collaborazione con la Procura di Roma è sempre stata piena. Tace, per il momento, Matteo Renzi.

RIVOLTA SUI SOCIAL

Lo scoop del New York Times sta avendo in queste ore una vasta eco in Italia sui social network. Sul suo profilo Facebook Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, ha postato una bandiera italiana listata a lutto con una sola, lapidaria frase: “Sempre più lutto!”. L’hashtag #Regeni è da ieri fra le tendenze di discussione più frequentate su Twitter e in molti, oltre a contestare la decisione del governo Gentiloni di annunciare il rientro dell’ambasciatore al Cairo, e per giunta alla vigilia di Ferragosto, stigmatizzano la “resa” dell’Italia che – questa è l’accusa – pur di appianare i rapporti col Cairo dato il fatto che l’Egitto ha influenza sulla Libia e quindi può stabilizzare un paese per noi chiave in funzione di bloccare i flussi migratori, alza bandiera bianca sulla ricerca di verità e giustizia per Giulio Regeni.

Giulio Regeni

Giulio Regeni, 28 anni, sequestrato al Cairo il 25 gennaio 2016, poi torturato, ucciso e fatto ritrovare sul ciglio di una strada il 3 febbraio 2016. Dopo un anno e mezzo nessun colpevole ma molti depistaggi

Photo credits: Twitter, Facebook

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