Decreto sicurezza, rivolta di Orlando e dei sindaci Pd. Durissimo Salvini

I sindaci del Partito democratico sono in rivolta contro il decreto sicurezza che porta il nome del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. La notizia è riportata dal sito dell’Ansa.

A cominciare da Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo, il quale, con una nota inviata all’ufficio anagrafe, ha dato disposizione, ieri 2 gennaio, di non applicare a Palermo le misure della legge. Ciò per quanto riguarda le norme che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno.

Dura la replica di Salvini: “I sindaci ne risponderanno legalmente“. L’articolo 13 delle legge 132 stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza.

In sostanza i comuni non potranno più rilasciare a chi ha un permesso di soggiorno la carta d’identità e i servizi, come l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l’Asl) o ai centri per l’impiego, che verranno assicurati solo nel luogo di domicilio, visto che non c’è più la residenza, come un Centro di accoglienza straordinaria o un Centro permanente per il rimpatrio.

 “Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare ‘disobbedienza’ sugli immigrati“, attacca il ministro dell’Interno con un post su Facebook. “Il governo oggi finalmente getta la maschera con il decreto 132 del 2018 che costituisce un esempio di provvedimento disumano e criminogeno – è la replica di Orlando -. Per queste ragioni ho disposto formalmente agli uffici di sospendere la sua applicazione perché non posso essere complice di una violazione palese dei diritti umani, previsti dalla Costituzione, nei confronti di persone che sono legalmente presenti sul territorio nazionale”.

“È disumano – ha spiegato Orlando in una conferenza stampa convocata a Palazzo delle Aquile – perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale ed è criminogeno perché siamo in presenza di una violazione dei diritti umani e mi riferisco soprattutto ai minori che al compimento del 18° anno non potranno stare più sul territorio nazionale”.

In diretta Fb, Salvini interviene nuovamente sulla vicenda: “Orlando vuoi disobbedire? Disobbedisci, non vi mando l’esercito“, ha detto il ministro, aggiungendo: “Mi spiace per i tuoi concittadini che da stamattina mi stanno intasando la casella mail dicendo ‘con tutti i problemi che abbiamo a Palermo piuttosto che a Napoli abbiamo dei sindaci che si occupano dell’immigrazione clandestina”.

“Sarò il prima possibile a Palermo, dove ci sono tre ville sequestrate ai mafiosi che verranno restituite ai cittadini. Vigilerò – ha aggiunto – che in queste ville il prode sindaco di Palermo non ci piazzi degli immigrati senza diritti o senza averne titolo. Andrò a Palermo per essere sicuro che il sindaco non ci piazzi dei migranti. È finita la pacchia – ha affermato ancora Salvini -. E se qualche sindaco rimpiange quei bei tempi andati se ne faccia una ragione, ha trovato il governo sbagliato e ha trovato il ministro sbagliato”.

La mancata applicazione della legge Sicurezza, nella parte che riguarda i migranti, annunciata dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, al quale si è associato il primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris “è un atto politico. I Comuni sono tenuti a uniformarsi alle leggi“. A sottolinearlo all’Adnkronos, secondo quanto riporta Huffingtonpost.it, è il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli.

La pubblica amministrazione – spiega il presidente Mirabelli  – non può sollevare questioni di legittimità costituzionale e deve uniformarsi alla legge, a meno che non sia liberticida”. “Se ci sono atti che la legge prevede per i Comuni il sindaco non può disapplicarla. Se la disapplica, e in ipotesi interviene il prefetto o un’altra autorità, sorge un contenzioso e allora potrebbe essere sollevata una questione di legittimità costituzionale. Al momento – ribadisce Mirabelli – è un atto politico”.

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