Juventus-Milan in Arabia: donne discriminate. Salvini, Meloni e Boldrini attaccano il calcio

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Laura Boldrini uniti da un duro attacco al calcio che va a giocare Juve-Milan in Arabia Saudita. La Lega di Serie A che rivendica una scelta in linea con la politica italiana di rapporti commerciali e diplomatici. A due settimane da Juve-Milan in Arabia Saudita – a Jeddah mercoledì 16 gennaio – scoppia la bufera per la notizia del settore dedicato alle donne allo stadio della città saudita.

CLIMA INCANDESCENTE IN ARABIA

Nel giorno in cui vengono richieste cinque condanne a morte per l’omicidio del giornalista saudita Jamal Khasshogi, massacrato in Turchia, a Istanbul, nella sede diplomatica del suo Paese – il caso che scuote gli equilibri politico-diplomatici mondiali attorno alla dinastia saudita e che fa da sfondo anche al caso Supercoppa -, tutto parte dal dato di vendita di biglietti della partita, attesissima.

STADIO VERSO IL SOLD OUT

Sono già 50 dei 60 mila tagliandi del King Abdullah Sports City Stadium, dove ci sarà un settore per soli uomini e un settore per uomini e donne, e secondo i costumi della dinastia wahabita le donne dovrebbero poter andare solo se accompagnate da un uomo.

MELONI E BOLDRINI

“La Federcalcio blocchi subito questo schifo dei biglietti, non si può giocare in un Paese che discrimina le donne”, attacca Giorgia Meloni, riaprendo una polemica rimasta sotto traccia nelle settimane scorse. La protesta a valanga diventa bipartisan. Laura Boldrini tuona: “Non scherziamo, se ne occupi la vigilanza Rai vietando la diretta tv”. L’Usigrai aveva già protestato, al momento da Viale Mazzini non c’e’ una presa di posizione ufficiale.

SALVINI

Poi l’affondo di Salvini, che prima definisce la scelta “una schifezza”, poi lancia il suo affondo: “sensibilizzerò la Lega a riconsiderare questa decisione. Un Paese che non consente alle donne di andare allo stadio da sole non è civile: è retrogrado, illiberale e non merita il marchio storico di Juve, Milan e dell’Italia”.

LA RISPOSTA DELLA LEGA CALCIO

Ma è proprio sul concetto di marchio – al di là del pesante attacco diplomatico del vicepremier Salvini – che ruota la “difesa” della Lega di A. “Quando abbiamo scelto la sede, non era scoppiato il caso Khasshogi, se ci fosse stato non rifarei la stessa scelta“, ammette il presidente Gaetano Miccichè. Il quale però ha soprattutto spiegato le considerazioni fatte a giugno al momento della firma di un accordo da 21 milioni per tre edizioni (quella del 16 gennaio è solo la prima). ”

L’ITALIA HA COMMERCI FIORENTI CON L’ARABIA

Dopo il caso Khasshogi, doverosamente ci siamo interrogati” e consultati con l’ambasciatore italiano a Riad: “Il calcio non fa politica, fa parte del sistema culturale ed economico italiano e non può avere logiche, soprattutto nelle relazioni internazionali, diverse da quelle dell’Italia. L’Arabia Saudita è il maggior partner commerciale italiano nell’area mediorientale, con decine di importanti aziende italiane che esportano e operano in loco: non possiamo fare scelte che non rispecchiano il sistema Paese”. Ma c’e’ la questione delle donne. E’ vero che un settore sarà esclusivo per gli uomini, ma le donne saudite “potranno assistere per la prima volta a una partita internazionale, e potranno farlo anche da sole”. 


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