Pd, Zingaretti nuovo segretario: plebiscito alle primarie. “Ora il cambiamento”

Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito democratico. Zingaretti, fratello del noto attore Luca, ha vinto le primarie ai gazebo sparsi in tutta Italia con il 65-70% dei suffragi. Un successo oltre le aspettative. Così come aldilà di ogni attesa è il dato dell’afflusso al voto di iscritti e militanti, secondo gli organizzatori: 1,8 milioni di persone. Più di coloro che incoronarono Matteo Renzi nel 2017.

Il nuovo Pd dovrà essere fatto di unità e cambiamento – ha detto il neo eletto Zingaretti -. Vorrà dire guardare le persone non dal dirigibile, ma da vicino nella loro vita concreta”. “Basta con le figurine, le incomprensioni, io sto con quello tu con l’altro, la politica non ha senso se si distanzia dalla condizione umana degli individui”. “Non sarò mai capo, ma leader di una comunità“, chiosa alla fine. Con l’orgoglio di poter dire “i delusi stanno tornando“, guardando ad una possibile rivincita.

Code in tutta Italia, ieri, alle primarie del Pd: 1,8 milioni i votanti

ARCHIVIO – Primarie Pd: stravince Zingaretti, nuovo segretario. “Ai gazebo 1,7 milioni di cittadini”

AGGIORNAMENTO 3 MARZO ORE 21:38 – Nicola Zingaretti ha vinto le primarie del Pd. Ed è il nuovo segretario. Il comitato del governatore del Lazio dichiara: “Siamo al 67% dei voti”. Insomma oltre la maggioranza assoluta necessaria per essere eletto segretario subito, senza bisogno di un ballottaggio in assemblea nazionale. Giachetti è stato il primo ad ammettere la sconfitta: “Zingaretti è il nuovo segretario”, ha twittato quando mancava un quarto d’ora alle 21. Subito dopo anche Martina si complimenta: “Buon lavoro, segretario”. Secondo una stima parziale dei voti, Zingaretti avrebbe oltre il 65% dei voti, Martina secondo con il 22% e Roberto Giachetti terzo al 12%.

Il Pd punta ad almeno un milione di persone al voto ai gazebo nelle primarie. Oggi 3 marzo i democratici, militanti e inscritti – ma anche chiunque voglia partecipare – scelgono il loro nuovo leader.

Finita quindi ufficialmente la stagione di Renzi e la reggenza di Martina. Zingaretti, Giachetti e lo stesso Martina sono in corsa, divisi sulle alleanze a sinistra e sul rapporto col M5s. Eletto direttamente solo chi supera il 50% dei voti, altrimenti lo Statuto prevede l’elezione da parte dell’Assemblea nazionale.

Nicola Zingaretti e Maurizio Martina, insieme dietro lo striscione del Pd alla manifestazione di Milano contro il razzismo, ieri 2 marzo, ha fotografato plasticamente la campagna delle primarie. Niente colpi bassi, fair play, fino all’accusa di una campagna noiosa per mancanza di liti. 

Anche Roberto Giachetti, che aveva minacciato di “togliere il disturbo” in caso di accordo con M5s e di ritorno di D’Alema e Bersani, ha oggi ribadito di non volersene andare in caso di sconfitta.

A queste primarie guardano anche tutti gli altri partiti del centrosinistra perché il tema delle possibili alleanze dovrà essere affrontato sin dalle europee di fine maggio. È la prima questione con cui il nuovo segretario dovrà confrontarsi, a partire dalla proposta di Carlo Calenda di un listone di tutti gli europeisti.

Su cui non c’è una visione condivisa tra i candidati e che registra le perplessità di Zingaretti. Di buon mattino Matteo Renzi ha fatto gli “auguri” ai tre candidati: “Mi fa piacere che tutti e tre abbiano escluso accordi coi Cinque Stelle e ritorni al passato. Chiunque vinca non dovrà temere da parte mia alcuna guerriglia come quella che io ho subìto”.

Photo credits: Twitter

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