AGGIORNAMENTO ORE 21:38 – Nicola Zingaretti ha vinto le primarie del Pd. Ed è il nuovo segretario. Il comitato del governatore del Lazio dichiara: “Siamo al 67 per cento dei voti”. Insomma oltre la maggioranza assoluta necessaria per essere eletto segretario subito, senza bisogno di un ballottaggio in assemblea nazionale. Giachetti è stato il primo ad ammettere la sconfitta: “Zingaretti è il nuovo segretario”, ha twittato quando mancava un quarto d’ora alle 21. Subito dopo anche Martina si complimenta: “Buon lavoro, segretario”. Secondo una stima parziale dei voti, Zingaretti avrebbe oltre il 65% dei voti, Martina secondo con il 22% e Roberto Giachetti terzo al 12%.
Il Pd punta ad almeno un milione di persone al voto ai gazebo nelle primarie. Oggi 3 marzo i democratici, militanti e inscritti – ma anche chiunque voglia partecipare – scelgono il loro nuovo leader.
Finita quindi ufficialmente la stagione di Renzi e la reggenza di Martina. Zingaretti, Giachetti e lo stesso Martina sono in corsa, divisi sulle alleanze a sinistra e sul rapporto col M5s. Eletto direttamente solo chi supera il 50% dei voti, altrimenti lo Statuto prevede l’elezione da parte dell’Assemblea nazionale.
Nicola Zingaretti e Maurizio Martina, insieme dietro lo striscione del Pd alla manifestazione di Milano contro il razzismo, ieri 2 marzo, ha fotografato plasticamente la campagna delle primarie. Niente colpi bassi, fair play, fino all’accusa di una campagna noiosa per mancanza di liti.
Anche Roberto Giachetti, che aveva minacciato di “togliere il disturbo” in caso di accordo con M5s e di ritorno di D’Alema e Bersani, ha oggi ribadito di non volersene andare in caso di sconfitta.
A queste primarie guardano anche tutti gli altri partiti del centrosinistra perché il tema delle possibili alleanze dovrà essere affrontato sin dalle europee di fine maggio. È la prima questione con cui il nuovo segretario dovrà confrontarsi, a partire dalla proposta di Carlo Calenda di un listone di tutti gli europeisti.
Su cui non c’è una visione condivisa tra i candidati e che registra le perplessità di Zingaretti. Di buon mattino Matteo Renzi ha fatto gli “auguri” ai tre candidati: “Mi fa piacere che tutti e tre abbiano escluso accordi coi Cinque Stelle e ritorni al passato. Chiunque vinca non dovrà temere da parte mia alcuna guerriglia come quella che io ho subìto”.
Stessa promessa da Roberto Giachetti, che con Anna Ascani e la loro mozione rivendicano l’impianto riformista del Pd di Renzi e dei governi a guida Dem. “Non ho mai detto che se non vinco me ne vado”. Anzi, Giachetti ha ricordato di essere spesso “stato in minoranza nel Pd” e di aver rispettato le decisioni prese a maggioranza. La parola ora ai militanti, con l’obiettivo che uno dei tre superi la soglia del 51% dei voti, per evitare l’incubo di rinviare l’elezione del segretario alla roulette dell”Assemblea nazionale del 17 marzo.
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