Guerra in Ucraina, Bertolotti (Ispi): “A maggio potrebbero aprirsi scenari interessanti”

La telefonata dei giorni scorsi tra il presidente ucraino Volodymr Zelensky e quello cinese Xi Jinping, potrebbe cambiare il corso della guerra?

Ne abbiamo parlato con Claudio Bertolotti, ricercatore dell’Ispi.

C’è la possibilità di nuovi sviluppi tesi alla pace tra Russia e Ucraina?
No. Non capisco questo ottimismo. Questa (la telefonata ndr.) è una mossa della Cina sul piano diplomatico che si colloca in modo coerente con le sue ambizioni a livello globale: giocare un ruolo da attore protagonista all’interno delle relazioni internazionali. Non sono noti i contenuti confidenziali della telefonata. È noto soltanto quanto è stato dichiarato da entrambe le parti e non mi sembra niente di strabiliante. La cosa interessante è la risposta tiepida della Russia nel commentare l’evento, che fa capire che questa telefonata tutto sommato possa aver provocato il fastidio del Cremlino. Di fatto però, non cambierà le sorti della guerra”;

Questa telefonata potrebbe incidere sui rapporti tra Mosca e Pechino?
“Non cambieranno i rapporti tra Cina e Russia, che rimane il partner primario di Pechino anche in virtù dei più recenti accordi tra le due parti. Credo che la telefonata tra Xi Jinping però, archivi definitivamente la frase e le polemiche dell’ambasciatore cinese a Parigi della scorsa settimana, quando ha messo in dubbio la sovranità degli Stati ex sovietici. In un certo senso restituisce dignità e legittimità alla sovranità ucraina a dispetto di quando detto dall’ambasciatore”;

Il Cremlino ha ribadito la sua posizione: i negoziati saranno possibili solo quando Mosca avrà raggiunto i suoi obiettivi.
“La Russia fa la sua guerra e quello che succede intorno influenza poco. Ha un obiettivo ben definito che è cambiato nel tempo, In questo momento è avanzare con le conquiste territoriali fino ad annetterle e a quel punto parlare di negoziato. Ma se dovesse essere costretta ad indietreggiare, la guerra sarà proiettata ancor più in avanti rispetto a oggi. Nella visione russa, ad oggi non ci sono cambi di rotta. Resta coerente e viene confermata ogni giorno con i tentativi di conquista territoriale. Del resto la Russia non ha altre via d’uscita. La leadership di Putin non può permettersi di perdere la guerra, subire una batosta militare e poi dichiarare la fine dell’operazione. Ha bisogno di conquistare terreno, e solo allora accettare un accordo negoziale”;

Come interpreta quello che sta accadendo sul fronte?
Siamo fermi da mesi. È una guerra di logoramento e attrito, e dove uno avanza l’altro indietreggia. Il risultato è il consumo delle forze materiali e umane. Nonostante i grandi sforzi a Kherson, Dnipro e a Bakhmut, il fronte cambia poco. Nel breve periodo potremmo aspettarci offensive da entrambe le parti, ma dipenderà innanzitutto dal fattore climatico, che renderà il terreno praticabile per i carri armati. Potrebbe avvenire intorno alla metà di maggio e aprirebbe scenari interessanti. Ma va evidenziato che in termini numerici l’Ucraina non ha le forze per condurre offensive in profondità. E la Russia che ha i numeri potrebbe tentare puntate offensive per consolidare le posizioni, partendo proprio da Bakhmut. Questa conquista determinerebbe il collasso di una porzione di settore ucraino e limitarne le capacità logistiche, delineando una nuova linea del fronte. Se ciò avvenisse, la Russia otterrebbe due oblast, Luhansk e Donetsk, consegnando di fatto il Donbass a Mosca. Questo potrebbe essere l’obiettivo finale da cui la Russia potrebbe partire per un eventuale negoziato”.

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