“Pestata dalla polizia locale” a Milano: la donna trans denuncia gli agenti per tortura

L’avvocata Debora Pizza che assiste la donna trans presa a manganellate da alcuni agenti della locale di Milano, ha presentato una denuncia alla Procura del capoluogo lombardo. 

Le ipotesi di reato sono tortura aggravata dalla discriminazione razziale, lesioni aggravate dall’abuso di potere e minacce aggravate. La denuncia è stata depositata ieri mattina in Procura e l’avvocata della 42enne è in contatto anche con il consolato brasiliano.

Con questa denuncia e dopo il referto medico su una “ferita alla testa compatibile con una manganellata”, l’inchiesta aperta dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e dal pubblico ministero Gianluca Serafini per lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione, potrà andare avanti e nelle prossime ore potrebbero essere iscritti nei registro degli indagati almeno tre dei quattro agenti della polizia locale che sono intervenuti.

Non dovrebbe essere indagata, pare, l’agente donna che non avrebbe preso parte al presunto pestaggio su cui indaga la Procura di Milano.

Piazza contesta anche la discriminazione di genere

Nella denuncia-querela, Debora Piazza ha contestato anche l’aggravante prevista nell’articolo 604 ter del codice penale, per reati commessi “con le finalità di discriminazione etnica, razziale e religiosa”. Secondo la donna e la sua avvocata infatti, gli agenti si sarebbero accaniti contro di lei in quanto transessuale.

La tortura invece, è contestata perché dopo il presunto pestaggio, la donna sarebbe stata chiusa in auto per almeno 20 minuti, dopo che le avrebbero spruzzato “in faccia lo spray al peperoncino”. 

Un altro video nelle mani dei pm

Piazza ha presentato ai pubblici ministeri anche un altro video, sempre girato col telefonino da un testimone, e che riprende i momenti successivi a quando la donna è stata ammanettata, quindi portata sull’auto di servizio della polizia locale.

La vicenda della donna trans picchiata ha fatto il giro del web la scorsa settimana, dopo che alcuni studenti avevano ripreso la scena del presunto pestaggio col cellulare girati davanti alla biblioteca dell’Università Bocconi a Milano.

Impostazioni privacy