Indonesia: un uomo fa esplodere una bomba in una chiesa

In Indonesia un uomo ha ferito se stesso e tre fedeli, tra cui il prete di una chiesa con una bomba. Nel suo zaino materiale dell’Isis.

La Guerra Santa non si ferma e viene combattuta con costanza da ogni parte del globo: arriva dall’Indonesia la notizia di un uomo che ha fatto esplodere una bomba in una chiesa, ferendo sé stesso e tre fedeli, lì riuniti. Nell’attacco, compiuto a Medan, è rimasto ferito leggermente anche il sacerdote che stava celebrando la funzione. Padre Albert Pandiangan è stato anche colpito da una coltellata al braccio dall’assassino. Stando al racconto dei testimoni, l’uomo era seduto tra i fedeli quando ha confezionato un ordigno artigianale che gli è esploso nello zaino.

“C’è stata una piccola esplosione come se si trattasse di fuochi d’artificio e poi l’uomo ha atirato fuori un coltello”, ha raccontato un testimone alla stampa. A quel punto l’attentatore si è avventato sul sacerdote ferendolo con un coltello. All’arrivo delle forze dell’ordine, che hanno evacuato l’area e bloccato l’aggressione, nello zaino è stato trovato del materiale con il logo dell’Isis: “La polizia – ha detto la portavoce Rina Sari Ginting – sta interrogando il colpevole e cercherà nella sua casa per accertare l’eventuale presenza di materiale per fabbricare bombe”.

In Indonesia la situazione è molto delicata. Come mai? La gran parte della popolazione è musulmana, la maggioranza pratica una forma moderata dell’Islam, ma c’è stato un’insorgere del fondamentalismo negli ultimi anni, ispirato in parte da gruppi militanti islamici, da al-Qaeda al sedicente Stato islamico. L’attentato appena avvenuto, dunque, potrebbe essere l’inizio di un’inarrestabile catena, come sta accadendo anche in Europa. La paura di Daesh inizia a farsi sentire in ogni parte del mondo, considerato il numero di adepti pericolosi in continuo aumento e provenienti da ogni Paese. L’Europa, dal canto suo, non ha ancora sviluppato un pano di sicurezza organico: cosa riserva il futuro?

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Photo Credits: Facebook

 

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