Svolta sul caso Diciotti, ora il Tribunale vuole processare Salvini

Il tribunale dei ministri di Catania, contraddicendo la richiesta motivata di archiviazione della Procura del capoluogo etneo, ha chiesto l’autorizzazione a procedere in giudizio contro Matteo Salvini. Nei confronti del ministro dell’Interno è ipotizzato il reato di sequestro di persona aggravato. Si tratta del caso, lo scorso mese di agosto, dei 174 migranti a cui fu a lungo impedito di sbarcare costringendoli a rimanere a bordo della nave Diciotti della Guardia costiera italiana, che li aveva salvati dal naufragio, per cinque giorni all’interno del porto di Catania. Lo si apprende da fonti del Viminale secondo quanto riporta Huffington Post.

Pronta, e mediatica come di consueto, la risposta in diretta Facebook di Salvini. “Ci riprovano, torno ad essere indagato per sequestro di persona e di minori, con una pena prevista da 3 a 15 anni – dice il ministro -. Manco fossi uno spacciatore o uno stupratore. Ora la parola passa al Senato e ai senatori che dovranno dire sì o no, libero o innocente, a processo o no. Ma lo dico fin da ora, io non cambio di un centimetro la mia posizione“.  “Riunione il 7 dicembre e comunicazione il 24 gennaio”, e poi applausi verso la telecamera. “In un’azienda qualunque qualcuno dovrebbe dare le dimissioni”. Il ministro viene accusato di “aver abusato dei suoi poteri”. “I giudici facciano i giudici, i ministri fanno i ministri ed esercitano i loro poteri”, aggiunge Salvini.

Salvini ha poi proseguito rivolgendosi ancor di più al “popolo”: “Chiedo agli italiani se ritengono che devo continuare a fare il ministro, esercitando diritti e doveri, oppure se devo demandare a questo o a quel tribunale le politiche dell’immigrazione. Le politiche dell’immigrazione le decide il governo, non i privati o le Ong, se ne facciano una ragione”. “Visto che fior di intellettualoni vivono a pane e Costituzione – ha continuato – ricordo che la Costituzione richiede la difesa dei confini, delle regole, del vivere civile, della democrazia. Ma per qualcuno no”. Il ministro ha ricordato di essere accusato di “sequestro di persona aggravato, è vero, non è uno scherzo. Non siamo su scherzi a parte o su lercio. Io sono wanted”.

“Secondo questi tre signori”, i giudici della procura di Catania, “io avrei abusato di potere. Ora i senatori dovranno dire sì o no. Dovranno dire se sono colpevole o innocente, libero o a processo. Ma io chiarisco subito: non cambio di un centimetro la mia posizione. Barche barchini e barconi, in Italia non sbarca nessuno. Se sono stato sequestratore una volta lo sarò anche a venire”. A proposito del Senato, il ministro dell’Interno ha aggiunto: “Veniamo a un chiarimento. Sono sicuro del voto dei senatori della Lega. Vediamo come voteranno gli altri senatori. Se ci sarà una maggioranza al Senato”.

Il ritardo nello sbarco dalla nave Diciotti è “giustificato dalla scelta politica – aveva scritto la Procura di Catania -, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede Europea la distribuzione dei migranti (e il 24 agosto si è riunita la Commissione europea) in un caso in cui secondo la convenzione Sar sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro”.

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