Denatalità, Marrocco (FI) a Velvet News: “Partire aumentando gli stipendi delle giovani coppie”

La deputata di Forza Italia Patrizia Marrocco, ai microfoni di Velvet News sul tema della natalità.

Onorevole, ieri il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha dichiarato che “non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica”. Le sue parole, inserite in uno scenario in cui è più caldo che mai tema delle migrazioni, hanno scatenato le critiche delle opposizioni. Qual è la sua opinione?
Parliamo di una frase del ministro Lollobrigida detta durante un convegno in cui si parlava sia di migranti che di natalità. Dopo ha spiegato perfettamente cosa intendeva. Credo che non si debba cercare il pelo nell’uovo. Va fatta una riflessione seria e con onestà intellettuale. Questo governo ha messo la questione al centro del progetto, parlando di una vera emergenza nazionale. Quindi è arrivato il momento di agire per cercare soluzioni”;

Qual è la situazione a livello nazionale sulla denatalità?
Credo che sia una delle emergenze più importanti del nostro Paese. I dati Istat hanno decretato dei numeri da bollettino da guerra. Bisogna investire e cambiare visione anche a livello strutturale, perché il problema delle nascite riguarda tutta la collettività. Far nascere meno bambini equivale ad avere un maggiore invecchiamento della popolazione, quindi un domani potrebbe verificarsi un collasso del sistema pensionistico”;

La premier Meloni ha dichiarato che servono investimenti per la natalità e che va incentivata l’occupazione femminile. In che modo i due temi sono collegati e quali investimenti vanno affrontati?
Indipendentemente da chi sia stato al governo, il problema non si è affrontato negli anni passati. Il primo intervento da fare è a livello finanziario, partendo dagli stipendi dei giovani che sono bassissimi e vanno aumentati in modo da permettere a una coppia di ragazzi di costruire un progetto di famiglia e affrontare le problematiche quotidiane, come gli affitti. L’unico modo che abbiamo è far crescere i salari senza pesare sulle aziende, detassando e dando una mano sia agli imprenditori sia ai giovani. Va riorganizzato il mondo del lavoro”;

Cosa va fatto invece per le donne?
Un altro esempio è prevedere lo smart working per aiutare le donne quando un figlio si ammala. Ci sono anche interventi da fare sul welfare, portando le rette degli asili nido o delle materne a livelli giusti e, mi permetta, umani. Assumere una tata prevede una serie di iter che spaventano una famiglia, così chi prende lo stipendio più basso resta a casa. E normalmente, in Italia, è la donna. Bisogna cercare risorse economiche e soluzioni anche nella prossima Legge di Bilancio per concentrarci su questa emergenza”;

Hanno fatto discutere alcune parole della premier Giorgia Meloni al Salone del Mobile. Ha dichiarato che se manca personale, la priorità dovrebbero essere le donne e non i migranti. Ma in che modo i due temi, entrambi importanti, sono collegati? E perché non affrontarli uno indipendentemente dall’altro?
Capisco bene la sua domanda, visto tutto quello che c’è in pentola in questo momento in merito alle frasi di Meloni. Io però mi soffermerei sul fatto che la premier ha parlato di risolvere il problema della denatalità. Nessuno ha messo insieme migranti e natalità. Sono due cose distinte, tant’è che nel primo caso c’è un decreto e sicuramente ci sarà nel secondo caso. La premier si è soffermata sul lavoro delle donne perché il nostro sistema non supporta le donne e le madri e a volte scarica su di loro il peso di una scelta. Se il nostro Paese ha bisogno di far nascere più bambini, il governo dovrà decidere di mettere mano a un sistema che permetta di conciliare i tempi di vita e lavoro, con i modi che ho spiegato prima, ma più in generale con il sostegno alla maternità, dando la possibilità a chi vuole avere un figlio, di non dover scegliere tra l’essere madre e donna, o lavoratrice. Per quanto riguarda il welfare, il Pnrr dovrebbe centrare alcuni obiettivi con un investimento che dovrebbe essere suddiviso per asili nido, scuole di infanzia, poli scolastici. Speriamo che questo, insieme con la legge di Bilancio, possa portare a una soluzione”. 

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