In Emilia Romagna, quello che ha funzionato bene è stata “tutta la catena di previsione e allertamento soccorso”, ma “andrebbe rivista tutta la pianificazione a scala di bacino”.
Ai microfoni di Velvet News, Daniele Cat Berro, ricercatore della Società Meteorologica Italiana e redattore della Rivista Nimbus. Il maltempo “era stato previsto, non ci ha colto di sorpresa. Quello che non ci si poteva aspettare, è che i fiumi rompessero gli argini”.
In Emilia Romagna, spiega, non è stato un nubifragio. “Un nubifragio è un evento intenso e concentrato nel tempo e nello spazio. Questa è stata una pioggia intensa e prolungata, che è durata trentasei ore. Ha scaricato quantità di pioggia da record. Il 2 maggio dal Modenese al Ravennate, è stata la più piovosa giornata di maggio mai registrata. Quindi l’evento è stato notevolissimo”.
“I Comuni della pianura emiliano-romagnola sono a rischio idraulico”
“Gli elementi di contestazione sono tre. Il primo è l’elevata vulnerabilità della pianura emiliano-romagnola. Sulla carta del rischio di inondazione dell’Ispra è tutta blu: significa che tutti i Comuni sono a elevato rischio idraulico. Non a caso negli ultimi quindici anni contiamo almeno otto eventi gravosi, non tutti come questo, ma ci sono state rotte arginali. L’Emilia Romagna è una Regione molto delicata da questo punto di vista, che risente molto delle piogge abbondanti sull’Appennino”.
La pianura è fortemente abitata
“In più abbiamo una pianura fortemente antropizzata, che da un lato, comporta uno scarso assorbimento dell’acqua meteorica; dall’altro, essendoci molte infrastrutture, a parità di magnitudine meteorologica dell’evento rispetto a 50 anni fa, ci sono più danni. Banalmente perché ci sono più interferenze con le opere umane”, spiega Cat Berro.
Il cambiamento climatico
“Il terzo elemento è il cambiamento climatico, che cambia le regole del gioco. Questi eventi non sono certo nuovi. Ma in un mondo più caldo andiamo incontro a una più incalzante alternanza tra estremi di segno opposto. Il ciclo dell’acqua accelera, perché dal mare più caldo evapora più acqua e l’aria più calda è in grado di contenere più vapore, che è l’ingrediente della pioggia. Quindi ci sono più precipitazioni in tutto il mondo, ma l’acqua è ripartita in maniera irregolare. Alcune zone ne hanno troppa, altre poca, da qui l’alternanza di siccità e alluvioni”;
Quanto accaduto in Emilia Romagna si collega al cambiamento climatico?
“Sul singolo evento in esame non sarebbe corretto dire che è colpa del cambiamento climatico. Però il riscaldamento globale è in grado di intensificare determinati eventi estremi, che già esistevano perché fanno parte della natura, ma li rende più cattivi, intensi e frequenti. Tutte le opere idrauliche che erano progettate per un certo clima, adesso non vanno più bene. Per cui andrebbe rivista tutta la pianificazione a scala di bacino. Al contrario, oggi funziona bene tutta la catena di previsione e allertamento soccorso. Il caso dell’Emilia Romagna ne è l’esempio, “;
C’è qualcosa che poteva essere fatto per prevenire le conseguenze dell’alluvione?
“Ci sono stati errori in passato in tutta Europa: abbiamo cementificato troppo e costretto i fiumi in spazi spesso insufficienti a smaltire i flussi di piene eccezionali. Questo vale anche per l’evento di settembre nelle Marche. Sono errori ai quali non è più facile rimediare. Una cosa che andrebbe fatta è provvedere a delle casse di espansione, ovvero aree dove il fiume possa sfogarsi in modo da laminare le piene”;
Nel caso dell’Emilia Romagna esistono spazi disabitati da destinare alle casse di espansione?
“Ci sono zone di campagna che potrebbero essere dedicate a questo. Non sono un geologo, ma so che si può fare ed è tra le azioni caldeggiate anche da chi si occupa di queste cose. In generale, più il fiume rimane in una condizione di naturalità, quindi più noi stiamo lontani dai corsi d’acqua, meglio è”;
Com’è possibile che nonostante la siccità i fiumi sono esondati lo stesso?
“Intanto l’Emilia Romagna non era in condizioni di siccità così estrema. Ma ha piovuto così tanto che i suoli sono stati saturati. La località più colpita, Casola Valsenio, nel Ravennate, ha ricevuto 260 millimetri di acqua in 36 ore: cioè la quantità di acqua che dovrebbe in tutta la primavera. E chiaro che con piogge di questo tipo è difficile non subire danni, ma a seconda di come il territorio viene gestito, possono essere attenuati o moltiplicati”;
Il rischio siccità permane quest’estate?
“In tutta l’Emilia orientale e la Romagna, adesso parlare di siccità è fuori luogo. Dipende cosa succederà nei prossimi mesi. Se si manterrà una piovosità formale non ci saranno difficoltà. Ma se questa sarà l’ultima perturbazione fino a settembre, i suoli faranno in fretta a sudare di nuovo. Gli eventi di questi giorni hanno predisposto le condizioni a un miglioramento a scala di bacino, anche in Piemonte. Ora però dovrebbero arrivarne altri nei prossimi mesi per ripianare il deficit di un anno e mezzo”;
Com’è la situazione in Piemonte?
“A Torino negli ultimi 17 mesi sono caduti 370 millimetri di acqua, che è appena un terzo di quella che sarebbe dovuta cadere. Nonostante la pioggia del primo maggio, resta comunque il minino in 220 anni di osservazione. Tra il 30 aprile e il primo maggio è caduta una cinquantina di millimetri in Piemonte, cioè un quindicesimo del deficit accumulato in 17 mesi. Quindi è un inizio, ma per attenuare la siccità servono mesi. Del resto andiamo incontro all’estate, ed è difficile immaginare un’estate piovosa. Il mese di maggio al Nord Italia dovrebbe essere uno dei più piovosi dell’anno. È cominciato con la pioggia, e sono previsti altri temporali da qui a una settimana”.