Omicidio Ceste: la verità raccontata nella sentenza d’appello

La sentenza di appello nel caso Ceste: “L’ha uccisa appena uscita dalla doccia”. Disposto il sequestro dei beni, anche la quota di casa della moglie.

Michele Buoninconti è stato condannato nuovamente a vent’anni, la corte d’appello ha confermato il verdetto: “Non avevamo dubbi, non c’erano elementi diversi per arrivare a una sentenza diversa: Questo è un omicidio premeditato” ha commentato l’avvocato Debora Abate Zaro che assiste, assieme a Carlo Tabbia, la famiglia della vittima. Secondo la difesa la donna sarebbe uscita di casa svestita perché in preda a una crisi psicotica, sarebbe caduta e la morte sarebbe sopraggiunta per assideramento. Per l’accusa invece, sostenuta dal pm Laura Deodato, Elena Ceste è stata uccisa dal marito per gelosia, strangolata subito dopo la doccia, dopo la scoperta di alcune chat della moglie: un omicidio premeditato e aggravato dalla crudeltà.

Uccisa perché non poteva essere più controllata, uccisa perché non era più una moglie, ma una donna indipendente e autonoma. Il suo corpo sarebbe poi stato occultato e lasciato esposto alle intemperie e ai desideri bruti degli animali. Elena ha avuto giustizia ma i genitori non sono felici: “Contenti? Non si può essere contenti per l’omicidio di una figlia”, questa è stata la risposta di uno dei loro avvocati di parte civile, Carlo Tabbia, alla domanda dei giornalisti se fossero soddisfatti dalla condanna. D’altra parte Elena non tornerà più.

Scomparsa il 24 gennaio 2014 la Ceste era una moglie e una madre descritta da tutti come amorevole: “Mia moglie è scomparsa da casa. Mi aveva pregato di portare i figli a scuola perché non stava bene. E voleva mettere in ordine tutto quanto. Non l’ho più vista”, così racconta agli inquirenti il marito. Poi appunta queste parole su un foglio: “Dato da mangiare alle oche, scomparsa mia moglie”. Da qui scattano le indagini. Il 18 ottobre 2014 viene ritrovato il cadavere della donna, poco distante dalla sua abitazione, in un canale, avvolto dal fango. Il marito, il 24 ottobre 2014, viene indagato, poi condannato, gli elementi a suo carico erano troppi. Oggi Elena non c’è più, anche se tutti conoscono la sua storia.

Photo Credits: Facebook

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