Donna seminuda fatta a pezzi nel veronese: le celle telefoniche inchiodano gli indiziati

I cellulari del compagno di Khadija Bencheick e del nipote dell’uomo inchiodano i due indagati per l’omicidio della donna marocchina seminuda fatta pezzi, rinvenuta in un campo a Gardoni di Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona. I due telefoni sono stati agganciati dalla cella telefonica dove è stato trovato il corpo della vittima.

Continuano senza sosta le indagini sulla morte di Khadija Bencheick, la donna marocchina di 46 anni, il cui cadavere è stato rinvenuto seminudo e smembrato il 30 dicembre da un contadino all’interno di un campo a Gardoni, nel Comune di Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, vicino a un recinto elettrificato per cavalli. Dopo la recente svolta, che vede indagati e fermati in via cautelativa il compagno della vittima e il nipote, oggi, 8 gennaio, è stato indetto, per le ore 11, l’incontro tra i Carabinieri veronesi e la stampa in cui saranno forniti tutti i dettagli sull’operazione che ha portato, nella serata del 5 gennaio scorso, al fermo del 51enne Agim Ajdinaj e del 27enne Lisand Ruzhdija, entrambi indiziati per l’omicidio di Khadija Bencheick.

Dalle prime analisi sul corpo si ipotizza che la vittima sia stata fatta a pezzi con una sega elettrica, dopo essere stata uccisa, stando all’analisi del medico legale, da una serie di colpi al capo con un oggetto contundente, che le ha lesionato il cervello. Sembra che ad incastrare i due uomini sia stato l’esame delle celle telefoniche della zona. Infatti i cellulari dei due indiziati sarebbero stati agganciati nella località dove il corpo di Khadija Bencheick è stato trovato.

Al momento sembrerebbe che per il 27enne Lisand Ruzhdija l’accusa sia solo quella di occultamento di cadavere, mentre l’omicidio e la distruzione del corpo di Khadija dovrebbe essere avvenuta per mano del compagno, 51enne, Agim Ajdinaj. Si ipotizza che il movente del delitto sia da ricercare nella gelosia o nella paura di essere abbandonato dalla vittima.

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