Pamela Mastropietro è stata uccisa, anomalie nelle cartelle cliniche della comunità

Continuano senza sosta le indagini riguardanti l’atroce morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana fatta a pezzi e riposta in due valigie: i Ris tornano nella casa degli orrori. I periti medico legali confermano che la giovane non è morta per overdose, né è stata soffocata; ad ucciderla sono state le coltellate e il colpo alla testa.

Non si fermano le indagini per la morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e il cui corpo, fatto a pezzi e riposto in due in trolley, è stato rinvenuto in un fossato a Pollenza, in provincia di Macerata. Malgrado la perizia completa effettuata dai medico legati non sia ancora stata depositata, ciò che è certo per i periti è che la ragazza non è morta di overdose. A porre fine alla vita della 18enne sono state le coltellate e il colpo alla testa che ha subito. A renderlo noto sono stati i medici legali Mariano Cingolani, Dora Mirtella e Roberto Scendoni, e il tossicologo Rino Froldi.

I consulenti nominati dalla Procura hanno chiesto qualche giorno in più per depositare le conclusioni degli approfondimenti effettuati sui resti lavati con la candeggina del corpo di Pamela Mastropietro. Nella giornata di oggi, primo marzo, verrà effettuato un altro sopralluogo nella casa degli orrori. Sembra, come riporta Paola Pagnanelli de Il Resto del Carlino, che siano necessari nuovi accertamenti da parte del reparto specializzato nelle indagini scientifiche dei carabinieri di Macerata, mirati soprattutto a fare delle misurazioni utili alla ricostruzione di quanto possa essere successo nella mansarda di via Spalato. Al sopralluogo sono stati invitati anche i difensori dei quattro indagati, gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi per Innocent Oseghale, Gianfranco Borgani per Lucky Desmond, Giuseppe Lupi per Awelima Lucky, e Paolo Cognini per Anthony Anyanwu (l’unico, al momento, in stato di libertà).

Nel frattempo fa sapere lo zio nonché avvocato della famiglia di Pamela Mastropietro che: “Abbiamo fatto sequestrare le cartelle cliniche di Pamela in comunità e ci sono delle parti cancellate, illeggibili. Risultano delle anomalie, su cui temo ci saranno altri sviluppi. Per noi è molto importante che si faccia chiarezza su quanto accaduto in comunità, per Pamela e per tutti quei ragazzi e quelle famiglie che stanno vivendo questo problema”. Sui risultati delle indagini tecniche del Ris il procuratore Giovanni Giorgio mantiene il massimo riserbo, così come su altri accertamenti già effettuati. Molto importante, come riporta Paola Pagnanelli de Il Resto del Carlino, sarà anche il confronto tra il Dna degli indagati, quello delle persone che sono state con la ragazza dopo la fuga dalla comunità Pars e quello estratto dalla saliva rintracciata su di lei.

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