Omicidio Giulia Ballestri, dura la decisione della Corte per Matteo Cagnoni

Si è tornati in aula per l’udienza del processo contro il dermatologo dei vip Matteo Cagnoni in merito al brutale omicidio della moglie Giulia Ballestri.

Si è conclusa ieri, venerdì 2 marzo 2018, l’udienza del processo contro il dermatologo dei vip Matteo Cagnoni, accusato del brutale omicidio della moglie Giulia Ballestri, massacrata a bastonate il 16 settembre del 2016. La seduta è stata rinviata a causa del maltempo, ma la Corte, come riportano le diverse testate giornalistiche locali, si è comunque riunita per esaminare la richiesta presentata dai legali dell’uomo in merito agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, avanzata nell’ultima udienza tenutasi il 23 febbraio scorso. La Corte, presieduta da Corrado Schiaretti, ha deciso di rigettare la richiesta degli avvocati dell’imputato.

Per la terza volta i legali di Matteo Cagnoni hanno sentito negare all’uomo tale possibilità. Nell’ultima udienza il noto dermatologo aveva ribadito ancora una volta la sua innocenza, sostenendo di essere stato impegnato in altro quando Giulia Ballestri veniva uccisa nella villa appartenente alla sua famiglia. La Corte ha deciso di rigettare la richiesta dei legali di Cagnoni in quanto i due mesi trascorsi dall’ultima richiesta sono troppo pochi per valutare un effettivo cambiamento nel comportamento dell’indagato, soprattutto visto l’atteggiamento di quest’ultimo in diverse occasioni in cui non è stato capace di gestire le proprie pulsioni, come per esempio quando ha inveito contro la mamma di Giulia Ballestri in aula.

 

La Corte ha inoltre evidenziato che: “Non è sufficiente sostenere che dopo sedici mesi di restrizione la permanenza in carcere è divenuta insostenibile“. Il pericolo di fuga, di reiterazione e manipolazione non sono modificati per i giudici e per tale ragione Matteo Cagnoni rimarrà nel carcere di Port’Aurea, dove è rinchiuso dal settembre del 2016. Il processo proseguirà il 9 marzo. In aula, proprio a causa del maltempo, erano presenti solo il pubblico ministero, l’avvocato della famiglia della vittima e gli avvocati delle altre parti civili.

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