I pm di Roma contro Lotti, l’uomo di fiducia di Renzi. Ora rischia grosso. Ecco perché

La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per sette persone nell’ambito della maxi inchiesta sul caso Consip. Lo riporta il sito dell’Ansa.

Rischiano di finire sotto processo l’ex ministro Luca Lotti, l’ex comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, l’imprenditore Carlo Russo, Filippo Vannoni, l’ex maggiore del Noe Gian Paolo Scafarto e l’ex colonnello dell’Arma, Alessandro Sessa.

Nei confronti di Lotti i pm di piazzale Clodio contestano il reato di favoreggiamento così come per Saltalamacchia e Vannoni. Per Del Sette il reato ipotizzato è quello di rivelazione del segreto d’ufficio, a Russo i pm, invece, contestano il reato di millantato credito.

Scafarto rischia il processo per l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio, falso e depistaggio. Quest’ultima fattispecie è contestata a Sessa. Nei confronti di Tiziano Renzi la procura, nell’ambito della chiusura dell’indagine il 29 ottobre scorso, ha sollecitato l’archiviazione.

Due anni fa, quando sono iniziate le indagini per il cosiddetto ‘caso Consip’, mi sono stati contestati il reato di rivelazione del segreto d’ufficio e il reato di favoreggiamento che avrei commesso in favore dell’ex ad di Consip Luigi Marroni”, scrive su Facebook Luca Lotti.

“Oggi prendo atto con soddisfazione che la Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione per uno dei due reati, ossia la rivelazione del segreto d’ufficio. Confido che il successivo corso del procedimento – già a partire dall’udienza preliminare – consentirà di accertare l’infondatezza anche della residuale ipotesi di reato”.

A chi è garantista a giorni alterni, a chi strumentalizza la giustizia a soli fini politici, a chi preferisce fare processi sui giornali e non nelle Aule dei Tribunali, a chi spara sentenze ancora prima che un normale processo abbia inizio, mi limito a dire solo questo: non perdiamoci di vista perché, lo ripeto sempre, il tempo è galantuomo”.

Elezioni, Renzi e il Centrosinistra: la squadra di governo

ARCHIVIO – Pd, svolta clamorosa: Matteo Renzi sarebbe pronto alla scissione

Cresce negli ambienti parlamentari e non solo la convinzione che l’ex premier ed ex segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, possa lasciare davvero, fra poco, il Pd per fondare una nuova formazione politica europeista e neo-centrista. Sabato 7 luglio si svolge l’Assemblea, il cosiddetto “parlamentino” del partito, che però dovrebbe limitarsi a riconfermare Maurizio Martina segretario. 

Sono tanti i temi che verranno affrontati all’assemblea del Partito democratico di questa mattina 7 luglio all’Hotel Ergife di Roma: l’elezione di Maurizio Martina segretario, l’avvio da subito della fase congressuale, inclusi i congressi regionali, e primarie nel 2019, prima delle elezioni europee. Sono questi i punti principali del documento che dovrebbe essere messo ai voti.

IL “GIGLIO MAGICO” SEGUE IL CAPO…

Secondo indiscrezioni, tuttavia, stando a quanto scrive Affaritaliani.it, Matteo Renzi e un gruppo di fedelissimi dell’ex premier – tra cui Maria Elena BoschiLuca LottiMatteo Orfini e Andrea Marcucci – starebbe seriamente pensando di abbandonare il Partito Democratico in autunno per dar vita, in vista delle elezioni europee del maggio 2019, a una formazione politica centrista-europeista che si ispira dichiaratamente a En Marche!del presidente francese Emmanuel Macron.

ANCHE RADICALI E EX DC

Insieme a Renzi confluirebbero nella nuova formazione anche Emma BoninoBruno Tabacci e i Radicali che alle ultime Politiche del 4 marzo si erano presentati con la lista +Europa. Trattative anche con Civica Popolare dell’ex ministro Beatrice Lorenzin e dell’ex presidente della Camera, Pierferdinando Casini. Alla base della scissione ci sarebbe l’idea di Renzi e dei renziani che ormai il Pd, così come lo abbiamo conosciuto, ha esaurito la sua funzione. In sostanza la sfida, soprattutto alle Europee, non sarà più tra destra e sinistra ma tra sovranisti ed europeisti.

I SONDAGGI NON LO PREMIANO

Su questo progetto si è però abbattuta come una doccia fredda, nelle scorse settimane, una rilevazione demoscopica non positiva per Matteo Renzi. L’ex premier, infatti, secondo quanto riportato dal Giornale, ha fatto testare la sua idea da due istituti di sondaggi, Swg e la Emg di Fabrizio Masia. Una delle due analisi collocava il potenziale partito renzian-macroniano al 4%, appena sopra il quorum, l’altra dava qualche punto in più, ma non significativo.

Anche Maria Elena Boschi seguirebbe Matteo Renzi fuori dal Pd

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