Oscar Pistorius condannato per omicidio volontario: l’ex atleta torna in carcere

L’ex atleta para olimpico Oscar Pistorius è colpevole dell’omicidio volontario della fidanzata Reeva Steenkamp: lo ha stabilito solo pochi minuti fa la corte d’appello di Bloemfontein accogliendo la richiesta presentata dal pubblico ministero. Per il delitto dovrà scontare un minimo di 15 anni. Pistorius stava già scontando ai domiciliari la condanna a 5 anni di reclusione per aver ucciso a colpi d’arma da fuoco Reeva (le aveva sparato attraverso la porta del bagno di casa nella notte fra il 13 e il 14 febbraio del 2013).

In primo grado, la giudice Thokozile Masipa aveva accettato la versione della difesa di Pistorius, secondo cui l’uomo avrebbe sparato perché pensava che si trattasse di un ladro. Il 20 ottobre scorso, inoltre, Pistorius era uscito dal carcere per finire di scontare la pena ai domiciliari nella lussuosa residenza di uno zio, con obbligo di prestare servizi di pubblica utilità. Ora, invece, la corte di Bloemfontein ha stabilito che l’imputato è “colpevole di omicidio volontario, avendo avuto intenzioni criminali” al momento in cui aprì il fuoco. Il giudice Eric Leach ha precisato che la questione è “rinviata alla giurisdizione della prima istanza per la revisione della sentenza“.

Quindi, nelle sue conclusioni il magistrato non ha rimesso in discussione la versione fornita dall’imputato, ma ha considerato il fatto che Pistorius non poteva ignorare che rischiava di uccidere, visto che sparò 4 proiettili di grosso calibro ad altezza d’uomo. Inoltre “non sapeva in nessun modo se la persona in questione costituisse una minaccia“. Senza contare che quando i colpi sono stati esplosi, la possibilità che chiunque fosse dietro la porta morisse era altissima. Secondo Leach è assurdo che una persona ragionevole abbia potuto pensare di essere autorizzata a fare fuoco con un’arma di grosso calibro. Per questo non avrebbe dovuto essere condannato per omicidio colposo ma per omicidio volontario. Di seguito, il filmato completo con la lettura della sentenza.

Foto by Twitter

Impostazioni privacy