Marta Russo torna a parlare: il post shock a 26 anni dalla morte

Ventisei anni fa si consumò la tragedia su un viale interno dell’Università La Sapienza. Oggi Marta Russo torna a parlare. “Non uccidetemi un’altra volta”

Il 9 maggio di 26 anni fa Marta Russo, studentessa di giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma, fu colpita da un proiettile vacante mentre camminava lungo una strada all’interno dell’ateneo romano. Il colpo di pistola la centrò in testa. Morì cinque giorni più tardi al Policlinico Umberto Primo, dove venne immediatamente ricoverata in condizioni disperate.

La sua vicenda si è trasformata in uno dei casi giudiziari più appassionanti, tra accuse, false piste, processi e sentenze sulle quali restano ancora oggi numerosi dubbi. Oggi, a distanza di 26 anni, Marta Russo torna a parlare. Lo fa sulla sua pagina Facebook ufficiale (che è rimasta attiva in questi anni), lanciando un messaggio chiaro. Cercando, dopo tanti anni, quella verità che sembra ancora lontana. Per fare luce su ciò che realmente accadde e provare a regalare giustizia alla famiglia e a tutte le persone che in questi lunghi 26 anni si sono battute per conoscere, realmente, cosa sia successo in quella maledetta mattina del 9 maggio del 1997.

La storia di Marta Russo

Marta Russo
Le operazioni effettuate per capire la direzione dello sparo – Velvetnews.it

Tutto accadde alle ore 11:42. Marta Russo, studentessa di giurisprudenza, romana, che in passato aveva vinto prestigiosi tornei di scherma, era una ragazza allegra, solare, nello splendore dei suoi 22 anni appena compiuti (meno di un mese prima, il 13 aprile). Era appena uscita da una lezione e insieme alla sua amica Jolanda Ricci, stava percorrendo un vialetto interno della Città Universitaria de La Sapienza. Si trovava tra le facoltà si Scienze Statistiche, Scienze Politiche e Giurisprudenza. Ad un certo punto crollò a terra. In pochi sentirono lo sparo: tutti si accorsero di una ragazza che, improvvisamente, cadde a terra. Venne colpita alla testa da un proiettile calibro 22, camiciato, composto e a punta cava, che penetrò la nuca, dietro l’orecchio sinistro, spezzandosi in undici frammenti che causarono danni irreversibili.

La corsa in ospedale, l’agonia che durò cinque giorni, i funerali, il dolore della famiglia e degli amici, le prime accuse, i processi e le polemiche, che scattarono immediatamente. Le ipotesi di terrorismo, i tentativi di accostare il delitto ad altre storie legate al passato (Peppino Impastato e Aldo Moro, morti il 9 maggio), gli scenari che si aprirono e chiusero nel giro di pochi giorni, regalarono alla vicenda un grande clamore mediatico. Il processo si concluse nel 2003 con la condanna in via definitiva per il delitto, di Giovanni Scattone, assistente universitario di filosofia del diritto. Salvatore Ferraro, un suo collega, fu poi condannato limitatamente al reato di favoreggiamento personale; entrambi si sono sempre professati innocenti.

Scattone e Ferraro
Scattone e Ferraro i due accusati – Velvetnews.it

La lettera di Marta Russo

Oggi, a distanza di 26 anni, Marta Russo torna a parlare. La pagina Facebook a lei dedicata pubblica una lettera a sua firma. Un appello a non dimenticare la sua storia e verso la ricerca della verità. Ecco il testo della lettera: “Domani (oggi ndr.) non si parlerà di me. Si parlerà di uno sparo, di un assassino e un complice che negano le proprie responsabilità. Si parlerà di “quella ragazza strappata alla vita nel fiore dei suoi anni”. Si parlerà e soprattutto parleranno tante persone che non ho mai conosciuto. Torneranno a parlare di “mistero” per fare due o qualche milione di click sui propri articoli. Proveranno a vendere libri o a farvi ascoltare podcast. Rilasceranno dichiarazioni cercando di alimentare dubbi per scaldare le platee, animare le discussioni e uccidermi, così, una seconda volta”.

La lettera prosegue: “Allora stasera parlo io e vi racconto di una ragazza come tante, che aveva molti sogni per la testa, le proprie paure e passioni, amori e amicizie. E che ha sorriso fino all’ultimo istante, proprio come sorridevo in questa foto dove il futuro era ancora tutto mio, prima che qualcuno decidesse di togliermelo. Statemi vicini, perché domani è un giorno che va ricordato, ma nel modo giusto: attraverso la verità”.

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